Il bosco misto di caducifoglie microterme e orofile

Dalla loro gestione possono crearsi premesse per le future alluvioni. L' estensione del ceduo e il lento passaggio alla fustaia.
I limiti inferiore e superiore di questa fitocenosi sono assai mal definibili: in basso boschi misti di specie arboree più o meno termofile, castagneti, cenosi a querce varie, rimboschimenti a conifere “complicano” la copertura vegetale; in alto il popolamento sfuma gradualmente nella faggeta.
Tra le essenze che più spesso compongono il manto vegetale ricordiamo rovere, frassino maggiore (Fraxinus excelsior). acero di monte (Acer pseudoplatanus), loppo (Acer opulifolium), sorbo montano (Sorbus aria), salicone (Salix caprea), maggiociondolo alpino (Laburnum alpinum), pioppo tremulo (Populus tremula), betulla (Betula pendula), sorbo degli uccellatori (Sorbus aucuparia), e, per lo più in prossimità di corsi d’acqua, l’ontano bianco (Alnus incana); nel Meridione abbiamo pure la presenza di una specie endemica, l’ontano napoletano (Alnus cordata), diffuso dall’Abruzzo e dalla Campania alla Calabria (altrove, probabilmente, diffuso con i rimboschimenti).

Il bosco di caducifoglie microterme e orofile assume, in autunno, toni cromatici che costituiscono un reale ornamento dei pendii (sempre che l’estate non si sia rivelata particolarmente siccitosa), con tutta una serie di toni gialli, rossi, ocra molto gradevoli sotto il profilo estetico-paesaggistico.
Notevole è, nel nostro Paese, l’estensione dei cedui; ovvio, quindi che, essendo diminuito l’interesse per lo sfruttamento del legname in quota, si provveda ad accelerare la conversione da ceduo a fustaia secondo i dettami della selvicoltura naturalistica, ben codificati nelle pubblicazioni di Scienze forestali. Quanto meno nei luoghi in cui non sia prioritaria l’esigenza di raccogliere legname, ad esempio nelle Foreste Demaniali.

Purtroppo il passaggio da ceduo a fustaia è lentissimo e andrebbe accelerato, tramite il taglio dei polloni basali antagonisti di quello più robusto e meglio strutturato, destinato a diventare il futuro tronco. Simili iniziative qua e là si attuano ma in genere mantengono solo un carattere episodico. All’inizio si ottiene legname di modesta qualità, poi occorrerebbe, per un tempo più o meno lungo, limitare il prelievo ad un quantitativo inferiore a quello che rappresenta la crescita annuale della massa legnosa: un problema per il privato proprietario di boschi; auspicabile, pertanto, l’intervento dell’Ente pubblico competente per territorio, che preveda, in casi di particolare acclività dei pendii, anche il risarcimento per quei proprietari che rinuncino a prelevare legname dalle loro proprietà.

D’altronde, nell’ambito di una pianificazione lungimirante degli ambienti naturali o seminaturali, occorre ricordare che anche a livello di questi boschi e delle soprastanti faggete cedue ubicate su suoli acclivi, subito sotto i crinali, possono crearsi le premesse per future alluvioni.