Strategie locali per migliorare le politiche nazionali

Agricoltori e politici in un processo partecipato per la gestione del territorio. I risultati di uno studio finlandese
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Quando si operano nuove scelte politiche, è negli interessi del settore responsabile assicurare che la proposta non sia in conflitto con le normative esistenti. Un nuovo lavoro di ricerca ha dimostrato che, in Finlandia, lil patrimonio di conoscenza degli agricoltori locali non è in genere preso in considerazione nello sviluppo delle politiche agroambientali. Di conseguenza, gli agricoltori ritengono che molte misure siano incoerenti con con i loro obiettivi e con le pratiche usate abitualmente. Sulla base di questa situazione, i ricercatori hanno esaminato come configurare una diversa pratica politica capace di considerare il punto di vista degli addetti agricoli, primi destinatari delle decisioni sul settore.

I dati sono stati raccolti grazie a un questionario semi-strutturato, sottoposto a 10 contadini e 11 funzionari agricoli e ambientali. Due workshop, uno sul disboscamento e sulla gestione del letame, l'altro sugli effetti a lungo termine dell'inerbimento, hanno facilitato il dialogo di gruppo.
La discussione è stata incentrata sulla pratica di disboscamento e pulitura delle torbiere per la creazione di nuovi campi coltivabili. Questo è emerso come un problema ambientale significativo in Finlandia, visto che la coltivazione su suoli organici rappresenta circa il 50% di tutte le emissioni di gas serra provenienti dall'agricoltura del paese (comprese le emissioni di coltivazione correlate ai cambiamenti di uso del suolo e l'energia utilizzata in agricoltura). Per scoraggiare le pratiche di disboscamento e quindi mitigare le emissioni di gas serra, la Finlandia ha introdotto un sistema che elimina le sovvenzioni per la produzione agricola su terreni torbosi dal 2004.

Le interviste hanno rivelato che, anche se le politiche sono in atto ormai da alcuni anni, la pratica rimane una valida opzione per gli agricoltori finlandesi. Questo può essere attribuito a due fattori: in primo luogo la pressione del governo per aumentare la produzione alla luce di una crescita della popolazione e, in secondo luogo, l'aumento dei prezzi dei terreni che rende l'acquisizione di nuovi campi coltivabili irrealizzabile.
Inoltre, le politiche top-down non sempre tengono conto dei fattori socio-culturali locali, come il prestigio associato al possedimento terriero. Gli agricoltori hanno espresso frustrazione per le politiche one-size-fits-all, a loro giudizio controproducenti, in quanto non tengono conto delle proprietà agricole delle aree specifiche. I ricercatori affermano che gli agricoltori si potrebbero trovare ad affrontare numerosi problemi causati dalle restrizioni inflessibili sui tempi e sull'uso di fertilizzanti, indipendentemente dalla qualità del suolo. Questo influisce sulla crescita e sulla produttività delle colture, poiché le tempistiche stringenti di somministrazione di fertilizzanti non tengono conto per esempio del fattore meteorologico: le piogge lisciviano i nutrienti e quindi si deve fertilizzare nuovamente.

L'ingresso degli attori locali nel processo decisionale può aiutare a identificare le difficoltà legate alla politica attuale, ma anche migliorare la conoscenza necessaria ad affrontare le nuove sfide. Dato da segnalare è che gli agricoltori sono risultati meno preoccupati per le emissioni di gas serra dovute all'agricoltura rispetto ai politici. Gli autori sono convinti che i politici dovrebbero chiarire agli agricoltori quali sono gli obiettivi da raggiungere fin dall'inizio del processo decisionale per dare maggiore libertà di progettare strategie adeguate. Gli agricoltori potrebbero quindi avere la possibilità di adeguare i loro comportamenti e le loro pratiche, in linea con il contesto locale. Un proseguimento della sperimentazione che coinvolge agricoltori,consulenti, politici e scienziati potrebbe fornire mezzi fecondi per lo sviluppo di ottime pratiche locali, capaci di produrre risultati su scala molto più ampia.