Influenza del genotipo nei rapporti trofici

Una ricerca messicana indaga su come la diversità vegetale agisca sulle comunità di insetti. Fondamentale anche il ruolo delle formiche
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La diversità vegetale, intra e interspecifica, misurata come numero di genotipi di una o più specie, influenza i consumatori attraverso l'aumento della produzione primaria. La maggiore eterogeneità dell'habitat è capace anche di modificare il comportamento di foraggiamento.
Sono stati ampiamente studiati gli effetti della diversità vegetale sui fitofagi e sui loro predatori, evidenziando un effetto negativo nel caso di fitofagi specializzati e uno effetto nullo o positivo per gli insetti polifagi.
Gli studi hanno anche dimostrato che la diversità vegetale favorisce la presenza degli onnivori e dei predatori, a causa della disponibilità di rifugi e della maggiore diversità delle risorse. Questo funziona da driver dell'aumento dei tassi di predazione e quindi della riduzione dell'abbondanza di fitofagi.
 
Le complesse comunità forestali. Gli effetti della relazione tra predatori e predati dipendono anche dall'ampiezza della dieta dei fitofagi. Quelli generalisti sono in genere più suscettibili all'attacco da parte di predatori e parassitoidi poiché mancano di tratti difensivi, caratteristici degli specialisti (come ad esempio il mimetismo criptico).
Molti studi, anche recenti, hanno valutato l'influenza delle formiche sulla crescita delle piante e sulla distribuzione dei fitofagi ma, fino ad oggi, alcuna ricerca si era occupata di relazionare l'ampiezza della dieta dei fitofagi con la diversità vegetale e con la presenza di predatori.
Le formiche sono un gruppo dominante di artropodi nelle foreste tropicali e subtropicali, sia in termini di biomassa che di abbondanza. Agendo come predatori, onnivori o mutualisti, la presenza di questi insetti ha notevoli ripercussioni sulle piante e sulle comunità di artropodi.
Spesso si riscontra un rapporto mutualistico con i vegetali, mediato dalle risorse della pianta come i liquidi extrafiorali. È importante sottolineare che le formiche sono sensibili alle mutevoli condizioni di habitat, incluse le variazioni di diversità vegetale. Sulla base di questo, le formiche, probabilmente, rappresentano un gruppo chiave di mutualisti che media gli effetti della diversità vegetale sui fitofagi.
 
Un caso particolare. Un nuovo studio messicano ha condotto una ricerca su scala forestale, considerando 4780 piante distribuite su 7,7 ha, per avere prova degli effetti della diversità genotipica tra specie arboree e di mogano (Swietenia macrophylla), sui livelli trofici superiori.
Lavori precedenti hanno dimostrato che la diversità di specie vegetali riduce l'abbondanza dei fitofagi specialisti che attaccano il mogano, ma non influenza i generalisti.
Questo lavoro si è invece basato sul voler verificare se le formiche riescono a mediare gli effetti della diversità genotipica sui fitofagi, specialisti e generalisti, abbassando sperimentalmente l'abbondanza di formiche.
Le ipotesi sono che:
  • la diversità delle piante potrebbe influenzare positivamente l'abbondanza delle formiche, influire negativamente sugli erbivori specializzati, e non aver alcun effetto o un effetto positivo sul erbivori generalisti;

  • gli effetti sulla diversità dei fitofagisono subordinati all'abbondanza di formiche, ma solo per i generalisti, perché questi sono più suscettibili agli effetti dei nemici naturali rispetto ai fitofagi specialisti.

Sono stati selezionati 24 appezzamenti con varie combinazioni di trattamento in 10 impianti con la presenza di mogano(in monocoltura o in mix forestale), e all'interno di ogni appezzamento sperimentale, è stata ridotta l'abbondanza di formiche sulla metà delle piante selezionate, e osservato il rapporto formiche/fitofagi.
 
Le conclusioni.Nel complesso, la ricerca dimostra che la diversità delle specie arboree influenza le interazioni tra le specie focali vegetali (mogano) e le formiche, e che tali effetti a loro volta mediano l'azione della diversità vegetale su alcune specie di fitofagi (soprattutto fitomizi). I risultati suggeriscono che i modelli osservati dipendono dagli effetti combinati della diversità dei fitofagi, dell'ampiezza della dieta, e della diversità vegetale.
Sulla base di questa ricerca, gli autori sostengono che i futuri lavori dovrebbero concentrasi su diversità vegetali più alte al fine di formare una teoria più robusta per prevedere gli effetti della diversità della risorsa primaria sull'eterogeneità dei livelli trofici superiori.