La confraternita dei giardinieri

Andrea Wulf - Ponte alle Grazie editore
Andrea Wulf è nata in India, cresciuta in Germania ed ora residente in Inghilterra dove lavora come giornalista per testate prestigiose, quali Financial Times, Guardian, The Garden ed altri. Scrittrice specializzata in biografie, dopo il trasferimento a Londra ha scoperto il mondo incantato del giardino e delle piante:La confraternita dei giardinieri (2011, Ponte alle Grazie, € 22,50) non è il solito saggio: si legge piacevolmente come un romanzo che merita di essere letto, perché parla di un’autentica rivoluzione: scientifica, umana, culturale, oltre che botanica.

Il giardino del mondo. “Sono molti in Germania a considerare il giardino un’attività da pensionati. Io la pensavo senz’altro così… Quando mi trasferii a Londra, mi sorpresi di trovare una nazione ossessionata dal giardinaggio… Di lì a poco, mi ritrovai io stessa a possedere un fazzoletto verde sul retro di una tipica villetta a schiera londinese… Ciò che mi sorprese di più fu scoprire quante delle tecniche di giardinaggio che avevo appreso risalissero al XVIII secolo e quante delle mie piante fossero state introdotte in Gran Bretagna nello stesso periodo… Cominciò a emergere un quadro della rivoluzione colturale e botanica che aveva posto le basi del giardino all’inglese… Verso la metà del Settecento, gli alberi originari dell’America invasero l’Inghilterra, mutandone il paesaggio per sempre ed entro la fine del secolo Banks introdusse migliaia di piante dall’Africa, dall’Australia e dall’Estremo Oriente… L’Inghilterra, fino a un centinaio di anni prima assai provinciale, fu trasformata nel giardino del mondo".
 
L’eredità culturale inglese. Quello che emerge dalla lettura del libro della Wulf, documentato e puntuale ma sempre leggero, è il quadro di un paese in cui la moda del giardino, importata dal continente e dai Paesi Bassi in particolare, si sia progressivamente trasformata in una vera passione e poi addirittura in un valore fondante l’identità nazionale, tanto da far dire a Rudolph Wittkower che il giardino paesaggistico costituisce il più grande apporto della Gran Bretagna all’intera Storia dell’Arte mondiale.
Nello scorrere delle tante storie botaniche, incentrate sulla scoperta e diffusione di aceri saccarini, magnolie a fiori grandi, querce scarlatte, robinie spinose, si ritrovano anche figure che hanno fatto la storia con la S maiuscola, come Carlo Linneo, capitan Cook, l’ammutinamento del Bounty, Thomas Jefferson e Benjamin Franklin, fino a Caterina di Russia, anche lei contagiata dalla verde ossessione. Nella Confraternita non c’è solamente il gusto di una ricostruzione storica dettagliata, in una visione del mondo com’era, ma ci sono le chiavi per comprendere anche il nostro: per esempio, ci permette di penetrare nel vertiginoso paradosso del giardino paesaggistico, spesso definito “naturale”, quando invece composto fin dall’inizio da alberi e piante provenienti dai più remoti angoli del globo e perciò botanicamente molto più artificiale dei vituperati giardini formali precedenti.
È questo un tema che dall’estetica si allarga all’etica: come diceva Roberto Burle Marx, il giardino è “mezzo di consapevolezza di una esistenza autentica dell’uomo… luogo di rispetto per la natura e per l’altro, il diverso da sé”. Nell’imperdibile Glossario è possibile trovare le date, i luoghi e le persone che hanno accompagnato il tragitto delle piante dai loro luoghi ai nostri giardini. E nelle storie lontane si ritrovano così la passione e gli sforzi di molti uomini per accogliere e far vivere bene, creando condizioni simili ai luoghi natii, le tante piante esotiche e diverse, identici a quelli di coloro che oggi si ingegnano nei nostri vivai e nostri giardini per la felicità di uomini e piante.

Recensione di Marco Cei