Il vivaismo europeo nel mercato mondiale

Il florovivaismo UE è nel mezzo di un grande processo di trasformazione: crescono nuove realtà produttive, aumenta la concorrenza e debbono essere fronteggiati nuovi problemi agronomici
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La produzione florovivaistica è articolata in diverse tipologie con caratteri e mercati differenti: fiori da recidere e fogliame ornamentale, piante in vaso per interni, piante da balcone, piante da esterno, bulbicoltura e piante da vivaio; per i quali non esistono percorsi univoci. Il settore, nonostante la crisi finanziaria mondiale, è tuttora dinamico e interessa a livello produttivo più di cinquanta paesi. Il contesto creatosi richiede ingenti investimenti per ampliare l'assortimento e offrire un prodotto di alta qualità.  Questo permette di mantenere un vantaggio competitivo almeno verso la fascia di mercato più esigente: non è pensabile di competere sul fronte dei prezzi con paesi i cui costi sono largamente inferiori a quelli europei, anche a causa delle diverse normative e delle minori garanzie di qualità totale del prodotto e di salvaguardia dell’ambiente.

Asia, vero leader. Secondo le statistiche ufficiali, nel mondo sono destinati alle produzioni florovivaistiche circa 1,3 milioni di ettari di terreno, suddivisi tra fiori e piante in vaso (530.000 ettari), piante da vivaio (oltre 700.000 ettari) e bulbi (70.000 ettari). In valore la produzione di fiori e piante in vaso, piante da vivaio e bulbi raggiunge quasi i 37.000 milioni di euro e coinvolge circa 170.000 aziende. I tre quinti della superficie florovivaistica mondiale è localizzata in Asia (circa800.000 ettari) principalmente in India, che vanta un'antica tradizione di produzione di fiori recisi destinati soprattutto al mercato interno, e in Cina, che, dopo l'entrata nell'Organizzazione Mondiale del Commercio (OMC), sta usufruendo dei vantaggi derivanti dalla riduzione dei prezzi dei prodotti agricoli e dalla maggiore libertà commerciale. 

Situazione africana. Per quanto riguarda la produzione di fiori recisi vanno segnalati alcuni paesi del Centro-Sud America (Colombia, Ecuador) e dell'Africa (Kenya, Etiopia, Ruanda, Uganda) dove, a partire dagli inizi degli anni settanta le favorevoli condizioni dal punto di vista pedo-climatico, i bassi costi della manodopera nonché le politiche di sostegno adottate a livello internazionale e dai governi locali, hanno permesso di collocare le proprie produzioni sui mercati dei paesi consumatori (Nord America, Giappone, Germania, Regno Unito e paesi del Nord Europa). Tra i paesi africani quello che ha registrato il più elevato tasso di crescita della produzione negli ultimi anni è il Kenya, caratterizzato da aziende, spesso di proprietà europea, di grandi dimensioni, mentre l'Etiopia sta emergendo sul mercato internazionale grazie alle politica di incentivazione alla produzione messa in atto dal governo locale.

Sud America, campi statunitensi. Se i paesi africani provvedono soprattutto a rifornire il mercato europeo, l'America Latina rifornisce di fiori il continente nordamericano. Il successo di Ecuador e Colombia è da ricercare anche nella predisposizione politica di favorire le aziende volte all'esportazione, nonché nella presenza di aziende di grosse dimensioni, spesso di proprietà statunitense. In Europa e negli Stati Uniti la produzione di fiori e piante riveste una notevole importanza economica e sociale; coinvolge circa il 31% della superficie mondiale destinata a fiori e piante ornamentali e il 62% della produzione mondiale florovivaistica.

Decrescita e accorpamento. Negli ultimi 10 anni, però, si sta registrando un trend negativo sia di superfici investite sia del valore del prodotto nell'area UE. Nel 2011 il valore della produzione florovivaistica Europea è stimata dalla Commissione in 19,8 miliardi di Euro con una diminuzione, a prezzi costanti, del 2,6% rispetto al 2010. La produzione  florovivaistica rappresenta il 5% della produzione agricola dell'UE a 27. Per quanto riguarda la superficie siamo di fronte ad un andamento altalenante ma ormai stabilizzato sui 200.000 ettari coltivati di cui il 40% in Olanda dove però assistiamo ad un trend in diminuzione dal 2008 in poi soprattutto per i fiori recisi e le piante in vaso, mentre aumenta la superficie a vivai così come in Germania, Spagna e Polonia. Per quanto riguarda le aziende sono generalmente diminuite per i fiori recisi e le piante in vaso (attestandosi sulle 60.000), segno evidente di un processo di ristrutturazione in corso ed imputabile agli alti costi energetici ed all'aumento della pressione competitiva, mentre in generale aumentano per i vivai (attestandosi sulle 55.000).

Paesi bassi, fulcro europeo. Il sistema commerciale europeo di fiori e piante ornamentali ruota intorno all'Olanda, che svolge una funzione centrale negli scambi sia extracomunitari, sia intra-comunitari. Il successo ottenuto dagli olandesi è da ricercare nella capacità dimostrata sia sul piano produttivo sia su quello commerciale, grazie anche alla vendita all'asta. Per quanto riguarda le importazioni, la Germania rappresenta il 28% complessive del comparto, seguita dall’Olanda con circa il 15%, la Francia e il Regno Unito.  Il ruolo preminente dell’Olanda emerge sia sul pianoche degli scambi internazionali, con 7 miliardi di export e circa 1,5 di import. Invece Germania, Italia e Francia mostrano una capacità di esportazione molto limitata rispetto ai Paesi Bassi. Va invece sottolineata la elevata propensione all’export del Belgio e della Danimarca, anche in considerazione della loro limitata capacità produttiva. L’evoluzione del ruolo dell’Unione Europea nello scenario internazionale si sostanzia in una crescita dell’export (extra-Ue) non associata ad una dinamica significativamente crescente delle produzioni e in una contemporanea crescita delle importazioni extra Ue necessarie per il soddisfacimento della domanda interna ed estera.

Norme più chiare e maggiore sostenibilità. È chiaro che nei prossimi anni assisteremo a un riassetto complessivo delle condizioni produttive e delle relazioni competitive fra i vari paesi europei e fra l’Europa e le altre arre produttive mondiali, che comporterà una capacità di ricerca ed innovazione eccezionale per mantenere la forza produttiva ed il ruolo nel panorama mondiale. Tutto ciò avverrà all’interno di in quadro normativo che l’Unione Europea sta delineando con una serie di regolamenti improntati alla reciprocità commerciale ed alla sostenibilità produttiva. Non sfugge a nessuno, per esempio, che diventa irrinunciabile per qualunque paese avere una propria capacità di ricerca e di riproduzione di specie tipiche del territorio e di valore ornamentale, perché sarà insieme alla capacità di garantire la sicurezza fitosanitaria un elemento determinante della capacità competitiva sia europea che mondiale.

Nuove sfide, verso l’ecologia. In sintesi le prospettive del florovivaismo Europeo si possono sintetizzare in un lento ampliamento dei consumi e probabilmente delle importazioni extra-UE, in una crescente concorrenza interna ed internazionale sui prodotti standard, in un crescente contenuto tecnologico e agronomico dei prodotti in grado di rispettare le normative ma anche la specifica domanda dei consumatori sia privati che pubblici. A ciò si potrà fare fronte con una crescente capacità di sviluppare nuovi prodotti specifici per i vari territori ed ecologicamente idonei a vincere le sfide del cambiamento climatico e della globalizzazione dei parassiti, con un moderno sistema di fare impresa nel florovivaismo che deve necessariamente, e, con reciproci scambi dialogare con il mondo pubblico dal quale non può ne essere avulsa e neanche subalterna ma con il quale deve lavorare in sinergia per poter esprimere completamente le potenzialità produttive e la competitività.