La radicazione dell'olivo in zeolite

Nel 2014, alcune sperimentazioni hanno dimostrato gli effetti positivi della chabasite su talee di Olea europaea
L’olivo (Olea europaea L.), ha origini antichissime proviene dall’Asia Minore da dove si è diffuso nei millenni, soprattutto nel bacino del Mediterraneo, affermandosi prevalentemente nelle aree costiere e sub-costiere. In Italia l'olivo è stato diffuso da vari popoli mediterranei, inizialmente dai Fenici e dai Greci. Dai Romani in poi la coltivazione è stata sempre più ampliata e potenziata, affermandosi ovunque le condizioni climatiche e pedologiche lo hanno permesso, malgrado vicende alterne che hanno visto periodi di auge e periodi di crisi. Attualmente si può dire che praticamente ogni regione italiana può vantare una propria olivicoltura, anche se la maggiore estensione si trova concentrata nelle aree del Centro-Sud e nelle Isole. Dal punto di vista climatico la pianta predilige clima mite invernale, caldo e relativamente asciutto in estate; sopporta bene temperature relativamente elevate (40/42 °C) se accompagnate da adeguata disponibilità idrica nel terreno. Soffre invece durante l'inverno e più ancora in primavera se la temperatura scende oltre i -5/-6 °C.
 
Prima di eseguire un nuovo oliveto occorre avere chiara la destinazione che si vuole dare alle olive prodotte e una conoscenza della valutazione agronomica e del comportamento delle varietà coltivate nella zona. Come portinnesti possono essere utilizzati gli oleastri (da olivo selvatico) e gli olivastri (provenienti da cultivar rustiche e vigorose, oggi gli unici soggetti utilizzati). Questi ultimi, ottenuti da semi di piante coltivate, come tutti i franchi presentano un’ampia disomogeneità di sviluppo, maggiormente accentuata nell’olivo per il fatto che numerose varietà sono autosterili. Da ciò si desume che individuare una popolazione di semenzali in grado di essere uniformi e di controllare alcuni caratteri risulta alquanto difficile. Per questo normalmente si predilige effettuare il taleaggio di queste piante, per ottenere un numero cospicuo di individui che abbiano tutti le stesse caratteristiche quali-quantitative. Spesso però nei substrati normalmente utilizzati le talee di olivo non riescono a radicare o per alcune cvs la percentuale di talee che producono apparato radicale è alquanto bassa. Proprio per questo il CRA-VIV di Pescia (PT), in collaborazione con la ditta BAL.CO spa di Sassuolo, ha avviato delle sperimentazioni su talee di olivo messe a radicare in chabasite, per valutare l’effetto di questi materiali inorganici alternativi:
1) sulla percentuale di talee radicate; 2)  per determinare l’effetto di questi materiali sulle piante in condizioni di stress abiotici (riduzione dei turnover irrigui in bancali non riscaldati).
 
Materiali e metodi
Le sperimentazioni iniziate i primi giorni di Luglio 2014, sono state effettuate prezzo un’azienda di Pescia su piante di olivo, specie importante dal punto di vista ornamentale e produttivo. Le talee dopo essere state trattate con ormone radicante sono state poste sotto tunnel di polietilene, con turnover irrigui programmati elettronicamente. Le cvs di olivo utilizzate sono state: Maurino, Frantoio, Moraiolo, Leccio, Pendolino, Leccino.
Le tesi sperimentali della prova sono state:
Controllo: bancale in perlite 100% (non riscaldato) con trattamento ormonale delle talee 5-7” con IBA 2000 ppm;
Trattato: bancale in perlite 70% + zeolitite (chabasite) 30% (non riscaldato) con trattamento ormonale delle talee 5-7” con IBA 2000 ppm.
Sono state utilizzate 30 piante x 3 repliche per ogni tesi in un disegno sperimentale randomizzato.
I rilievi effettuati a fine sperimentazione sulle piante, sono stati: percentuale di radicazione, numero, lunghezza e peso fresco delle radici.
 
Risultati
La sperimentazione ha evidenziato come la zeolitite (chabasite) possa migliorare la radicazione delle talee di olivo. Infatti, si nota come il trattamento con chabasite riesca ad incrementare la percentuale di talee radicate rispetto al controllo in perlite su tutte le specie testate (Tab. 1). Considerando il fatto che il bancale non era riscaldato sembrerebbe un ottimo risultato. Anche per quanto riguarda il numero e il peso fresco delle radici c’è stato un incremento significativo nelle tesi in cui le talee sono state messe a radicare in zeolitite.
Aspetto interessante si evidenzia per quanto riguarda la lunghezza delle radici, sembra infatti che le talee messe a dimora in chabasite, abbiano un numero superiore di radici e un peso fresco maggiore, ma che la loro lunghezza sia significativamente inferiore. Ciò è stato riscontrato anche in prove precedenti su Lilium, Crisantemo, Tulipano. Probabilmente le zeolititi, in particolare la chabasite, permettono un minore sviluppo in lunghezza delle radici, in quanto i singoli minerali fungono da zona di riserva per l’acqua e le sostanze nutritive, che vengono cedute lentamente alle piante. Di conseguenza gli apparati radicali non hanno necessità di svilupparsi in lunghezza per soddisfare le loro necessità idriche e nutritive.
 
 
Tab.1- Effetto della zeolitite sulla percentuale di radicazione delle talee di olivo
 

% Radicazione

Maurino

Frantoio

Moraiolo

Leccio

Pendolino

Leccino

Chaba 30% + Perlite70%

60%

65%

40%

50%

45%

23%

Perlite 100%

25%

30%

35%

30%

20%

6%

 
Conclusioni
I risultati della sperimentazione hanno messo in luce una maggiore percentuale di radicazione delle talee poste in chabasite, rispetto a quelle in perlite, con un livello di microrrizzazione significativamente incrementato. Si nota inoltre, la minore lunghezza delle radici cresciute in chabasite rispetto al controllo, questo effetto è stato probabilmente dovuto al miglioramento della ritenzione idrica e della disponibilità di sostanze nutritive nelle zone in cui erano presenti le zeolititi, che ha stimolato lo sviluppo di micro-radici.
Questi dati sottolineano alcuni degli effetti positivi che la chabasite, potrebbe apportare una volta impiegata nella radicazione di talee di piante di olivo e di specie ornamentali. Fattore determinante rappresenta in particolar modo, la purezza del minerale utilizzato (a breve una normativa, metterà in risalto proprio questo aspetto, determinando l’esclusione dal mercato di quelle zeolititi che non garantendo determinate  caratteristiche chimico-fisiche, possono poi provocare problemi nelle coltivazioni).

Articolo di 
Domenico Prisa e Gianluca Burchi
CREA CONSIGLIO PER LA RICERCA IN AGRICOLTURA E L'ANALISI DELL'ECONOMIA AGRARIA
CRA-VIV Unità di Ricerca per il Vivaismo e la Gestione del Verde Ambientale ed Ornamentale
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