Pregi e difetti della subirrigazione

Il metodo permette la diffusione della sostanza nutritiva nei contenitori dal basso verso l'alto. Maggiore omogeneità della produzione e minor presenza della patologie sono i principali vantaggi
Quando si parla di colture in contenitore non si può prescindere da studi accurati su fertilizzazione e irrigazione. Coltivare fuori suolo significa cercare, per quanto possibile, di fornire alla pianta un ambiente che simuli il terreno, per permetterne uno sviluppo equilibrato evitando stress idrici e nutrizionali.
Una delle alternative possibili per le colture protette è rappresentata dalla subirrigazione a ciclo chiuso. Questo metodo permette la diffusione della sostanza nutritiva nei contenitori dal basso verso l'alto grazie alla forza di capillarità.

Alcune tecniche. Gericke nel 1929 ideò il primo metodo di coltivazione fuori suolo chiamato Deep Water Culture. In questo metodo le piantine venivano piantate su uno strato di sabbia sorretto da una fitta rete e appoggiate in vasche contenenti la soluzione nutritiva. Molto frequenti erano, però, i danni derivati da ipossia radicale, a causa della limitata ossigenazione della soluzione e dell'apparato radicale. Questo problema fu risolto attraverso l'utilizzo di compressori per l'areazione del mezzo (Deep Recilculating Culture). L'ultimo sviluppo di questa metodologia è arrivato con l'introduzione di piattaforme galleggianti in polistirolo, utilizzate per la prima volta in Italia nel 1976 dal prof. Massantini dell'Università di Pisa, determinando l'evoluzione del floating system, tutt'ora in uso in diversi distretti orticoli.
Nutrient Film Technique è un'altra tecnica nata negli anni '70 (Cooper, 1979) perfezionata poi in seguito in Super Nutrient Film Technique da GVI System Corporation per eliminare il problema emerso durante i primi impieghi, quello dell'eccessivo sviluppo radicale che favoriva lo sviluppo di patogeni e la modificazione eccessiva della SN. Questa consiste nell'allevamento di piante dentro canalette in pendenza nelle quali scorre un film di soluzione nutritiva.

Metodi a confronto. Nei normali metodi di irrigazione, fornendo la SN nel vaso, si osserva che la soluzione in ingresso e la soluzione in uscita presentano differenti valori di salinità e pH. La soluzione quindi, si modifica rendendosi difficilmente riutilizzabile tal quale e necessita di continue integrazioni e controlli costanti, oltre al fatto che, se non siamo in presenza di un sistema di intercettazione delle acque di percolazione, questa soluzione carica di sali che si diffonde nel terreno, rischia di raggiungere la falda acquifera inquinandola. I volumi di acqua che percola dai vasi non sono trascurabili a causa degli elevati volumi di adacquamento tenuti in vivaio, volti ad evitare gli stress idrici nei periodi estivi.
La sub irrigazione consiste nell'inondare i bancali dove sono sistemati i vasi, periodicamente, con la SN. Questo crea all'interno dei contenitori la formazione di colonne d'acqua di risalita che vengono trattenute dal substrato. L'acqua viene poi raccolta e rimessa in circolo. L'utilizzo di questo metodo permette di riutilizzare senza troppi problemi la soluzione nutritiva di risulta, poiché questa non deriva dalla percolazione ed è quindi solo sensibilmente modificata dopo il turno irriguo.

Le piccole variazioni che si osservano derivano dall'evaporazione e dal breve contatto che il fondo dei contenitori ha con la soluzione.
La subirrigazione genera un incremento della salinità all'interno dei contenitori derivato dall'accumulo dei nutrienti che non vengono dilavati a causa dell'assenza di percolazione. I sali si ritrovano principalmente nel terzo superiore del vaso, in corrispondenza della massima altezza raggiunta dall'acqua di risalita capillare. Ciò, fortunatamente, non genera molti problemi perché la maggior parte delle radici si situa nella parte più bassa del vaso che vede un'umidità maggiore.
Per ovviare a questo fenomeno di accumulo si utilizzano in genere soluzioni nutritive a concentrazioni saline più basse rispetto alla fertirrigazione classica, portando al contempo un risparmio economico sui fertilizzanti e un minor impatto ambientale.

Vantaggi e svantaggi. Questo modo di distribuzione dei nutrienti non risente del problema tipico degli impianti a goccia, ovvero la difformità di distribuzione degli ugelli, aumentando l'omogeneità delle piante prodotte. Una produzione omogenea genera benefici sul controllo e sull'automazione del vivaio portando notevoli risparmi economici. Non è di recente introduzione l'utilizzo di bancali alimentati con subirrigazione che presentano anche sistemi di movimentazione automatica.
È stata, inoltre, osservata una minor diffusione di patologie all'interno dei quadri gestiti con la subirrigazione. Questo accade perché, eliminando la percolazione, si riduce il rischio della diffusione nel terreno di propaguli infettivi e quindi del loro trasferimento da piante malate a piante sane, problema di consistente importanza nelle aziende vivaistiche. Una ricerca del 1998 (Uva et al.) evidenzia che non disinfettando periodicamente la soluzione nutritiva non si osserva comunque un peggioramento dello stato fitosanitario delle colture.
Principale elemento a sfavore della subirrigazione, è l'elevato investimento necessario alla creazione dell'impianto. Questo a fronte, però, del raggiungimento di un maggior reddito netto in virtù della riduzione dei costi di manodopera e dell'aumento della PLV conseguente il miglior sfruttamento dello spazio in serra (Incrocci et al., 2005).
 
RIFERIMENTI:
  • “La tecnica delle coltivazione fuori suolo” Progetto Interregionale “orticoltura” 2001-2004- sottoprogetto “Colture protette”
  • http://noria.ba.cnr.it/filearchive/4f41932f13e168f839ec4732430fa0b7.pdf