Sali marini più detersivi: un cocktail micidiale

I tensioattivi miscelati con il cloruro di sodio provocano danni gravi alla vegetazione. Il tutto è agevolato da pratiche sconsiderate
Tra gli alberi della flora italiana il pino domestico è sicuramente quello più sensibile all’impatto dei cristalli di sali marini “conditi” con i tensioattivi anionici dei detersivi.

Necrosi da detersivi. La vegetazione mediterranea è sempre venuta a contatto con forti venti e abbondanti cristalli di sali marini sospinti a terra; i venti, tendendo a disseccare le gemme, inducono le chiome ad assumere una forma “a bandiera” (minore sviluppo della parte direttamente colpita da frequenti raffiche). Quanto ai cristalli di sali marini, questi tendono a generare, nei punti d’impatto, minime necrosi delle superfici fogliari cui la pianta rimedia con la produzione di cellule cicatriziali suberificate. Non così se ai sali marini (in particolare al cloruro di sodio), si mescolano i tensioattivi anionici dei detersivi; questi ultimi, da soli, inducono clorosi; l’abbinamento dei componenti (sali+tensioattivi), produce invece danni gravi: clorosi, necrosi, caduta precoce delle superfici fotosintetizzanti.
 
Pratiche sconsiderate. Quando ancora i detersivi non erano biodegradabili, il sinergismo tra questi componenti produsse conseguenze drammatiche: danni cinque volte maggiori rispetto all’impatto dei soli tensioattivi e centinaia di volte superiori al contatto dei soli cristalli di sale.
Una prassi sconsiderata consiste nel cambiare asciugatoi e asciugamani quotidianamente in alberghi e campeggi prossimi al mare (chi lo farebbe a casa propria? Si asciuga, di regola una volta sola, un corpo già lavato e pulito). Il risultato è un accumulo mostruoso di schiume, accentuate dal moto ondoso: ogni bolla, in superficie, si ricopre di una pellicola monomolecolare di tensioattivi: la schiuma si arricchisce così di detergenti alcune migliaia di volte rispetto all’acqua marina superficiale.
 
Danni da non sottovalutare. Microfotografie in rapida successione mostrano che la rottura di una bolla proietta in alto uno sciame di goccioline provenienti dalla cuticola superficiale della bolla stessa (diametro: 1-20 micron), e alcune gocce più grandi (diametro: circa 100 micron), che salgono dal fondo della bolla; queste ultime, se il vento non è fortissimo, ricadono; le goccioline no e la concentrazione di tensioattivi può raggiungervi 5100 p.p.m.
Goccioline di tensioattivi e cristalli di sali marini, insieme, sono alla base dei terribili danni subìti dalle celebri pinete a pino domestico della Versilia e del Ravennate, e della sofferenza più o meno grave di tanti lembi di vegetazione mediterranea in prossimità delle coste italiane.